Storia Idromele Cascinazza

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UNA BEVANDA ANTICA COME L’UOMO

La diffusione di bevande fermentate ottenute dal miele sono attestate fin dalle epoche più antiche.

In Europa sono state ritrovate tracce di una bevanda a base di miele in una coppa rinvenuta in Danimarca e risalente all’età del Bronzo. Popolazioni antiche quali gli Egiziani, i Greci, i Celti e i Latini fecero uso di una bevanda a base di acqua e miele fermentato. Aristotele propose una ricetta di idromele ottenuta a sua volta dagli Illirici.

LA RICETTA BASE

La ricetta base dell’idromele è costituita da acqua e miele fermentato, a cui nel tempo sono state aggiunte anche erbe aromatiche, frutti e spezie. La sua diffusione è riscontrata soprattutto nell’Europa Settentrionale, laddove il clima rigido non permetteva di coltivare la vite. Questo fatto lasciò così campo libero al consumo di altre bevande alcoliche quali la birra, il sidro e l’idromele che rimase una bevanda molto popolare in Inghilterra almeno fino al XVII secolo.

Nel Medioevo l’idromele si diffuse abbondantemente anche nell’Est Europa e in Russia ove, nei monasteri del XII secolo, si è riscontrato che la spesa per produrre idromele era seconda solo a quella del grano.

LE DIVERSE TIPOLOGIE

La gradazione alcolica variava dagli 11° gradi ai 15° e la fermentazione avveniva spontaneamente grazie ai lieviti comunemente diffusi in natura. Il miele usato era quello meno pregiato ottenuto dall’ultima spremitura dei favi e che, essendo molto impuro, doveva essere filtrato con delle sacche.

I nostri avi dopo che tutto il miele possibile era stato recuperato lavavano i favi, strizzandoli e sgocciolandoli, e dall’acqua residua del lavaggio ricavavano ancora una bevanda…” (Padre Adam, Apicoltura all’abbazia di Buckfast, Ed. Montaonda, 1987, p.144).

La fermentazione avveniva in tini di legno e, a seconda dell’invecchiamento si potevano ottenere idromeli dolci o secchi. I primi, più giovani meno alcolici, conservavano ancora sostanza zuccherina non fermentata, i secondi invece, invecchiati più a lungo, presentavano un grado alcolico più elevato ed una maggior limpidezza.

A seconda dei tipi di miele che si utilizzavano si potevano ottenere prodotti finali molto diversi, con  un ventaglio di aromi che andavano dal floreale al fruttato, dallo speziato al caramello.

Questo ovviamente si riscontra anche oggi, sebbene gli impianti di produzione in acciaio inox, e il processo di fabbricazione siano moderni, il legno resta di grande importanza per la caratterizzazione finale del prodotto. Ancora sono importanti invecchiamenti e affinamenti in botti.

L’offerta di idromele può essere molto variegata. Essa va da quello simile ad uno sherry leggero, a quello dolce tipo vino da dessert, a quelli frizzanti come gli spumanti fino a quelli molto invecchiati e complessi tipo “Porto” o Madera.

L’idromele fortifica lo stomaco, rallegra il cuore, eccita le menti, lo si usa per golosità e come medicina, poiché è a dir poco tanto gradevole al palato e tanto generoso quanto il vino spagnolo” (Nicolas Lémery, medico di Luigi XIV).