LE ERBE OFFICINALI: un po’ di storia

Plinio il Vecchio

I POPOLI ANTICHI

Sappiamo che fin dall’antichità l’uomo si è servito di piante ed erbe a scopo terapeutico o anche più semplicemente per preparare bevande o infusi gradevoli da bere. Si trovano testimonianze fra i popoli Cinesi (8.000 anni a.C.), tra gli Egizi (3.000 a.C.) dove esistevano sacerdoti che preparavano farmaci, tra gli Assiri, fino ai Greci e ai Latini che compilarono dei veri e propri trattati di botanica ed erboristeria. Ippocrate (600 a.C.) elencò oltre 200 piante di cui descrisse dettagliatamente le proprietà terapeutiche, Dioscoride (50-100 d.C.) riportò oltre 500 piante officinali nel suo De materia medica,e ne descrisse l’efficacia curativa; Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nel suo Naturalis Historia ne codifica fino ad 800. Famose infine restano le opere di Galeno (131-201 d.C.) sulla medicina e la preparazione di ricette terapeutiche che verranno usate e tramandate ancora per tutto il medioevo.

IL MEDIOEVO

Fu però all’interno dei monasteri, durante il Medioevo, che l’erboristeria trovò un ampio sviluppo e un’applicazione sempre più diffusa e sistematica, grazie anche alla ricca rete di scambi che intercorreva tra le molte abbazie di tutta Europa. I monasteri si scambiavano sementi, talee di piante medicinali, frutti e ortaggi che servivano principalmente per integrare l’alimentazione delle stesse Comunità.

“Per secoli i monaci produssero uno sforzo considerevole nel campo dell’agricoltura. Nell’economia monastica orti, frutteti e giardini ricoprono un ruolo capitale. Nell’abbazia di san Gallo ogni aiuola portava un cartello con il nome della pianta coltivata; a Doberan, in Austria, i monaci avevano costruito fin dal 1273 una serra sperimentale per fare prove di colture e praticare la selezione delle piante […]. Sempre più si portò attenzione verso le piante aromatiche e i “semplici” (ovvero le piante medicinali o i medicamenti derivanti da esse) che sono alla base della farmacopea medievale e della culinaria. Si utilizzavano menta, rosmarino, finocchio, salvia, anice, ruta, ecc… insomma si curava la salute con le piante. Così grazie a questa ricca tradizione le farmacopee si arricchirono di epoca in epoca” (cfr. LEO MOULIN, La vita quotidiana dei monasteri nel Medioevo). La “medicina” claustrale riprendeva la sapienza antica rinnovandola alla luce di nuovi studi sempre più approfonditi.

Abbazia di San Gallo
San Benedetto

NELLA REGOLA DI SAN BENEDETTO

In osservanza alla Regola di san Benedetto, doveva essere prevista un’infermeria per la cura dei malati, i quali dovevano essere accuditi da un monaco incaricato. Così, accanto al monaco “infermiere”, pian piano si andò formando la figura del monaco “medico” il quale tra l’altro aveva il compito di istruire altri monaci che avrebbero dovuto proseguire la sua opera.

LA SCUOLA MEDICA SALERNITANA

Nel IX-X secolo va formandosi così una vera e propria scuola medica, la cosiddetta “Scuola di Salerno” che vedrà il suo massimo splendore nei secoli successivi. La sua data di origine è incerta ma è comunque verosimile ritenere che sia nata in ambito monastico. Infatti già nell’820 risulta che l’arcidiacono Adelmo di Montecassino avesse fondato a Salerno un ospizio per i malati, mentre già dall’epoca di san Benedetto (+ 540) nella stessa abbazia era in funzione l’infermeria per i monaci.

La pratica medica inoltre comportava una certa dimestichezza circa la conoscenza, la coltivazione e la conservazione delle piante.

ILDEGARDA DI BINGEN

Famosa ancora oggi è la figura di santa Ildegarda di Bingen (+1179), badessa del monastero benedettino sulle rive del Reno. La sua opera letteraria è immensa, qui citiamo solamente due titoli: Physica, sulle scienze naturali, e Causae et curae, sulle patologie e le terapie.

Per Ildegarda l’alimentazione e lo stile di vita influiscono sul benessere della persona, e nella natura è possibile reperire gli elementi che possono conservare e curare la salute dell’uomo. Scrisse: “Nell’intera creazione, negli alberi, nelle erbe, nelle piante, negli animali, negli uccelli e anche nelle pietre nobili vi sono forze terapeutiche nascoste, che non si possono conoscere senza la rivelazione di Dio”. Questa Santa ci lasciò studi su circa 200 piante e consigli su come consumare cereali, frutta, verdura, infusi, vini, birra e liquori.

Da un libro di Ildegarda di Bingen:
immagine dell'universo antropomorfo, XIII Secolo
Planisfero

LE GRANDI SCOPERTE GEOGRAFICHE

A partire poi dalle grandi scoperte geografiche del XVI secolo si entrò in contatto con nuovi mondi e con nuovi elementi naturali. I mercanti, commerciando con le popolazioni dell’Estremo Oriente e delle Americhe, introdussero nuove erbe, spezie e piante medicinali che furono poi usate nei più svariati campi: dalla farmacia, alla liquoreria, dalla cosmesi alla cucina.

Anche se oggi ormai queste attività sono gestite quasi completamente dall’industria, bisogna però riconoscere che esistono ancora delle piccole realtà nei monasteri che, proprio grazie alla sapienza imparata e custodita lungo i secoli e a un’osservazione paziente e rispettosa della natura, sanno realizzare prodotti di eccellenza molto apprezzati, che spesso rappresentano la fonte economica principale per il sostentamento della vita della comunità monastica.