Brevi note di storia della birra

mietitore.jpg

LA BIRRA È DI ORIGINE BENEDETTINA

Estratto da: LÉO MOULIN, Bière, houblon et cervoise. Pubblicato in: “Bulletin de l’Académie Royale de Langue et de Littérature Françaises, Tomo LIX, n° 2, Bruxelles, 1981, pp. 111-148.[Qui l’autore col termine “birra” intende esclusivamente la bevanda aromatizzata col luppolo].

IL BIRRIFICIO NEI MONASTERI MEDIEVALI

«Tra le attività più frequenti nei monasteri, scrive dom Philibert Schmitz, il birrificio occupava uno dei primi posti. Ad eccezione dei paesi del Midi, si vedono quasi ovunque birrifici (cambae), anche, cosa curiosa, là dove il sidro abbondava». Ed è citato un certo numero di birrifici (di cervogia) in Germania, in Inghilterra, in Svizzera e in Belgio. «Uno specialista (L. Poll), aggiunge, ha potuto rilevare l’influenza che (i benedettini) hanno esercitato sulla fabbricazione della birra».

LA COLTURA DEL LUPPOLO NEI MONASTERI

Inoltre i conventi erano pressoché i soli proprietari fondiari che potevano praticare agevolmente le colture a rotazione triennale come esige una pianta tanto vorace come il luppolo.

Non è dunque strano che i benedettini, questi monaci coltivatori – laborare (arare [in francese labourer] è il lavoro per eccellenza) et orare – abbiano praticato molto presto la coltura del luppolo e che siano stati i primi ad introdurla, per esempio, in Lorena.

L’USO DEL LUPPOLO NELLA BIRRA È NATO NEI MONASTERI

E sulla base dell’opera di F. Hurter, afferma che l’uso del luppolo ha preso origine in seno ai monasteri. Cosa che mi pare assolutamente fondata. Molti indizi convergenti, infatti, ci inducono a credere che, come molte altre bevande, la birra è una “invenzione” dei monaci benedettini.
I primi testi latini relativi al luppolo sono tutti monastici o ecclesiastici. Nel 974, l’imperatore Ottone I concede alla chiesa di Liegi il gruutrecht o diritto di preparazione del mosto [brassage]: è il più antico che ci sia noto.

Nel 1098, il vescovo Radbotus di Tournai accorda questo stesso diritto alla chiesa Saint Martin situata in questa città. Si tratti di birra o cervogia, questo beveraggio resta, in questa epoca, affare dei chierici.
Nella tesi che egli ha consacrato alla birra, Huntemann, sulla base di una bibliografia molto ricca, afferma che è possibile che l’origine della birra si situi nei conventi senza dubbio verso la fine dell’XI secolo: noi crediamo di poter risalire fino al X secolo, se non più indietro ancora.

PERCHE’ SI BEVEVA LA BIRRA NEI MONASTERI?

Perché i conventi dell’Europa meridionale si sono interessati soprattutto alla fabbricazione della birra? Prima di tutto perché non erano sicuri di disporre sempre della quantità di vino necessaria al loro consumo. Il Medioevo aveva orrore dell’acqua, di cui, a ragione, diffidava; i monaci ripiegavano, volenti o nolenti, sulla cervogia. La maggior parte delle consuetudini monastiche, l’abbiamo detto, accordano ai monaci il permesso di dissetarsi con la cervogia, ad satietatem, e non ad ebrietatem, ovviamente.

I conventi potevano produrre la cervogia e, più tardi la birra, perché possedevano delle riserve di cereali di tutti i tipi (tutti i documenti citati parlano a ogni pagina, di avena, triticum, hordeum et spelta e, molto spesso, contemporaneamente, di humulo). Per forza di cose i conventi erano molto spesso i soli a possederne quantità apprezzabili.

E’ probabile che abbiano cercato pazientemente di fare la migliore birra possibile e soprattutto di assicurarne una più lunga conservazione. Naturalmente il luppolo che cresceva allo stato selvatico è stato provato.

Altro privilegio dei monasteri: possedevano il tempo, i capitali, le tecniche e la manodopera necessari per assicurare la fabbricazione di buoni prodotti. Da qui l’influenza decisiva che essi hanno esercitato attraverso tutta l’Europa, nello sviluppo della viticoltura e nella raffinazione dei processi di vinificazione, nella fabbricazione dei formaggi e dei liquori, nella pasticceria – e naturalmente nella produzione del sidro e della birra.

UN SIMPATICO ANEDDOTO

Significativo è questo fatto: San Bernardo di Chiaravalle vide un giorno arrivare all’abbazia di Orval alcuni giovani cavalieri “dediti militiae seculari” molto desiderosi di dimostrare il loro valore nei tornei. Guglielmo di Saint-Thierry ci racconta che avendo fatto portare della cervogia (cervisiam), Bernardo la benedì e la offrì ai giovani dicendo loro di bere questa “bevanda delle anime”:“potionem animarum”. Lo fecero, non senza timore di essere trascinati fuori dalla via che si erano fissata. Ed è proprio quello che accadde: perché, lasciato il monastero, di prima mattina, cominciarono a ricordarsi ardentemente ciò che avevano visto e udito durante il loro breve soggiorno. Tornando indietro immediatamente (eadem hora reversi), si convertirono (conversi) e si impegnarono nella milizia celeste (spiritualiti militiae dextrae dederunt), liberati dai legami della carne (carnis vinculis absoluti).

Il Padre Jean Leclercq, O.S.B., che in occasione del nono centenario dell’abbazia di Orval ha pubblicato, nel 1975, delle pagine molto belle su «Spiritualità e cultura a Orval nel secolo di San Bernardo, secondo i manoscritti», scrive: «Una ricetta così efficace per il reclutamento (dei monaci) non poteva che far fortuna […]. Fino ai nostri giorni, la benedizione di San Bernardo continua a fare della birra, miracolosamente o no, una fonte di prosperità e di gioia per molti».

E non è tutto.

IL PATRONO DEI BIRRAI

Il patrono dei birrai è un benedettino fiammingo nato a Pamel, nel Brabante (altri dicono a Tiegem vicino a Audenaerde), Sant Arnould, o Arnulphe. Prima vescovo di Soissons, finì i suoi giorni come abate dell’abbazia di Oudenburg (il 15 agosto 1087).

Avendo constatato che in tempo di epidemia i bevitori di birra stavano meglio dei bevitori di acqua (ciò si spiega molto bene sul piano profilattico), egli incoraggiò i fedeli un po’ reticenti, davanti a una bevanda all’epoca ancora poco familiare, mescolando il tino della birra con il suo pastorale di abate come fosse un “fourquet”. Come segno di riconoscenza i birrai gli dedicarono una cappella. Canonizzato nel 1121, Sant Arnould fece numerosi miracoli. Zampillò una fonte “miracolosa” che, a quanto sembra, scorre ancora.